L'Ortografia Francese Secondo Paul Valéry



Paul Valéry Ortografia Francese
Paul Valéry
"L’absurdité de notre orthographe, qui est en vérité une des fabrications les plus cocasses du monde est bien connue. Elle est un recueil impérieux ou impératif d’erreurs d’étymologie artificiellement fixées par des décisions inexplicables."
Paul Valéry
Avevo trovato questa citazione qualche tempo fa e mi ero ripromessa di dedicarle un post perché è la riflessione più vera sull'ortografia francese a cui si possa aspirare. Oggi me ne sono ricordata, per cui eccoci qua!

Come non essere d'accordo con Valéry? D'altro canto le sue parole racchiudono la difficoltà e la bellezza della sfida che ci dà la lingua francese. Anche se apparentemente sembra che le eccezioni superino le regole, è importante essere in grado di metterci almeno un po' di fiducia in questa "strada dritta con buche" che è il francese. Pian piano uno con l'abitudine e la riflessione arriva da solo a comprenderne i meccanismi nascosti. Per meglio dire, bisogna capire in che modo gli artifici imposti dai Grammatici secoli fa possano comunque trovare una logica in una lingua naturale, e ai giorni nostri.

È vero che l'ortografia francese farebbe venire voglia di lasciar perdere. Questo scorso Capodanno mi è capitato di discutere con un ragazzo francese che sta preparando il concorso per diventare maestro elementare e le acque si sono agitate quando è venuto fuori l'argomento dettati-ortografia. Lui riteneva che l'ortografia fosse buona solo per scoraggiare i bambini, che non comprendono le regole della scrittura rispetto alla pronuncia e ogni volta che sbagliano un dettato si sentono dei falliti, e si porteranno dentro questo marchio per tutta la vita. Non imparano dagli errori e anzi si sentono essi stessi l'errore. Purtroppo però va riconosciuto che, in media, i francesi non vanno forte con l'ortografia; ora con internet ce ne possiamo rendere ancora più conto. Quale altro strumento si può proporre allora, in alternativa al dettato, per verificare la correttezza ortografica? Sono sbagliati i metodi di insegnare l'ortografia a scuola, non il fatto di insegnarla in sé. Si potrebbe ad esempio fare delle lezioni di storia della lingua dedicandoci a un gruppo verbale alla volta, o a un termine, comparando la stessa parola in più lingue e spiegando i perché una parola dal latino sia giunta ad avere una certa forma. Magari se si capiscono i retroscena, al momento della verifica i risultati migliorano. Non si può pretendere, come hanno protestato alcuni lo scorso 14 febbraio a Parigi, di eliminare le "parole difficili" (non ci sono parole difficili: solo parole sconosciute) e di semplificare l'ortografia. Mi sembrano richieste piuttosto assurde; ce la fanno gli stranieri a imparare queste regole, ce la può fare qualsiasi essere umano. E non c'è niente di aggressivo o malvagio nell'ortografia, ci sono solo persone che si sbagliano o non si ricordano o non sanno. Ed è proprio questa l'importanza dell'ortografia. La correttezza ortografica esprime che l'individuo che se ne serve è in grado di usare gli strumenti condivisi che il (suo) mondo gli offre. Metto "suo" tra parentesi perché ogni mondo è a sé, da lingua a lingua. E queste regole uno le può anche rompere, ci mancherebbe. A mio avviso però, si può infrangere una regola linguistica in maniera più o meno artistica solo se lo si fa consapevolmente. Altrimenti, è un errore. L'ortografia permette anche di esporre precisamente il proprio pensiero, e di renderlo credibile. Scusate se è poco! Non è vero che "basta comunicare": l'ortografia è uno degli elementi costituenti la comunicazione scritta. Qui si aprirebbe un dibattito di "forma" vs "sostanza" e non capisco perché i due aspetti non possano convivere.
Valéry dichiara che l'ortografia francese sia "absurde" e "inexplicable". Forse è pure vero, ma è un'assurdità inspiegabile che va saputa usare correttamente. E si deve imparare soprattutto per usare la lingua in maniera rivoluzionaria, quindi è il contrario di quello che si potrebbe comunemente pensare.

Con tutto questo, rimango ferma nella convinzione che, almeno per gli adulti che imparano il francese, il dettato sia la forma più efficace per imparare a fare un sunto fra lo scritto e l'ascolto. Punto!

(Paul Valéry è un poeta, saggista, critico e concittadino di Georges Brassens, già citato in un articolo in cui si parla delle varie traduzioni di "vecchio" in francese [mi preparo ad andare in pellegrinaggio a Sète la prossima volta che torno in Francia, magari si fa una spedizione, prenotatevi nei commenti, il primo vince la scelta della musica in macchina])

E voi cosa ne pensate dell'ortografia? Quali metodi adottare per insegnarla?

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